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L'Eneco Tour a Gutiérrez - Belohvosciks vince la crono finale

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E così, dopo un prologo e sette tappe, è finito anche il 4° Eneco Tour of Benelux (che poi in quattro anni non ci sia stata neanche una partenza né un arrivo in Lussemburgo, e forse neanche un passaggio, è un'altra storia), corsa nata dalle ceneri dell'Eneco Ronde van Nederland, che però non aveva la pretesa di alcunché. Invece no, l'Eneco Tour è praticamente nato col (e a "causa" del) Pro Tour e quindi nel Pro Tour sta. Ma vabbè, nel Pro Tour c'è anche il Tour Down Under, volete che non si possa trovare spazio per l'Eneco Tour?
Smesse le vesti da bastian contrari, tracciamo un piccolo resoconto finale da questa corsa che - come sempre - si è decisa con le prove a cronometro e che fa registrare il bis iberico di José Ivan Gutiérrez Palacios nell'albo d'oro della competizione (dopo i successi di Julich e Schumacher nei primi due anni).
Lo spagnolo s'è aggiudicato il prologo d'apertura di Sittard (in Olanda, come anche le prime tre tappe in linea) con 1" su Boasson Hagen, 3" su Rossler, 4" su Rogers, 7" su Posthuma, 8" su Devolder e 12" su Hoste. Margini non certo rassicuranti (comunque il prologo era di 4,4 km, non è che si potessero fare miracoli), ma se si ha nelle gambe il podio ai Mondiali a cronometro allora saranno gli altri a doversi preoccupare di te nella cronometro finale (più lunga e quindi più adatta allo spagnolo), piuttosto del contrario.
E infatti il buon José Ivan, che quest'anno ha vinto solo una tappa alla Vuelta Valenciana, ciccando anche il campionato spagnolo a crono, nelle tappe successive (dei festival per velocisti, col solito canovaccio delle fughe a lunga gittata riprese a pochi km dal traguardo e poi i treni a lanciare gli sprinter) s'è limitato a controllare, anche se qualche sorcio verde ha iniziato a vederlo quando il funambolo norvegese Boasson Hagen si lanciava come un ossesso su tutti i traguardi volanti delle varie tappe, rosicchiandogli secondi su secondi.
Così, dopo le volate vincenti di Boonen, Greipel e Bennati (vittoria importante in vista della Vuelta che scatta sabato a Granada), c'è stata una piccola impennata d'emozioni (in effetti far peggio era complicato) dopo lo sconfinamento belga, col tentativo dello stesso Boasson Hagen di anticipare la volata di Ardooie (bravi Boonen - due successi per il belga prima della partenza per la Spagna - e Van Hummel a non cascarci) ed a rosicchiare altri 4" allo spagnolo.
Il patatrac, per la classifica generale, è avvenuto nella tappa di Oostende, quando un ventaglione a circa 55 km dall'arrivo ha scombinato i piani di Lemoine (che ha perso il prologo per pochi centesimi) e soprattutto di Boasson Hagen, che s'è trovato intruppato nel secondo gruppo ed ha chiuso a più di 14' di distacco dai primi, col tedeschino Westphal ad azzeccare la volata della vita dopo che era scomparso dagli ordini d'arrivo pur essendo passato professionista con delle buone credenziali (fu molto bravo nel Mondiale Under 23 di Madrid 2005).
Il Team Columbia aveva comunque Greipel in maglia bianca di leader e Rogers - ritrovatosi a Pechino - nel gruppo buono. Indi per cui, aspettare Boasson Hagen non era proprio in cima alla lista alle priorità. Col senno di poi, vista la tappa di Bruxelles, vinta proprio dal norvegese con uno spettacolare spunto nel finale (e Greipel di nuovo 4° a perdere secondi d'abbuono preziosissimi) e la non straordinaria cronometro conclusiva di Rogers (che pure ha chiuso con lo stesso tempo di Gutiérrez e Rosseler), qualche pensierino al Team Columbia forse stasera verrà. Era proprio il caso di non provare a riportare Boasson Hagen nel ventaglio buono? È anche vero che la Quick Step (su tutte) menava forte e quindi probabilmente i tecnici del team statunitense hanno fatto di necessità virtù.
Ed allora eccola, questa crono finale; 18,8 km in quel di Mechelen con un rettilineo lunghissimo, un altro paio di "trampolini" niente male, ma partenza ed arrivo piuttosto tortuosi, soprattutto per via del pavè.
Dimenticato (come spesso, purtroppo, accade) da tutti e tutto, ecco il miglior tempo del lettone della Scott-American Beef, quel Raivis Belohovosciks che a crono è sempre andato bene, ma che non calcola mai nessuno. 22'04" il tempo per lui, ma già Boasson Hagen fa meglio di lui all'intermedio; non all'arrivo, però, visto che il 21enne pagherà al lettone 19". In campo giovanile, buone anche le prove dell'estone Taaramae (Cofidis, classe '87), dello svizzero Frei (Astana, '85) e dell'australiano Goss (CSC, '86), che chiudono rispettivamente a 28", a 45" ed a 48" da Belohvosciks.
Con Devolder arrivano i "pezzi grossi" (visto che passisti del calibro di Hoste e Posthuma deludono), ma arrivano tutti dietro al lettone: 10" il neo campione belga a cronometro, 8" per Rogers, poi 8" anche per Rosseler (che vinse la crono conclusiva un anno fa) e per lo stesso Gutiérrez Palacios, che però paga - dopo essere stato davanti al lettone all'intermedio - qualcosa nel finale, visto che il pavè gli ha fatto cadere la sella dal canotto e gli ultimi 600 metri (circa) se li è fatti tutti sui pedali.
Arriva anche Greipel all'arrivo con 33" di ritardo da Raivis e quindi 25" dallo spagnolo, che in classifica era distanziato dal tedesco di soli 11". Il bis del corridore della Caisse d'Epargne è seguito dal podio di Rosseler (a 4") e Rogers (a 7"), con Devolder e Greipel a completare la top-5 e Marco Velo a farsi notare come miglior italiano in classifica generale grazie al suo 18esimo posto (a 1'33" dal vincitore).

Mario Casaldi

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