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Sono Chicchi di Liquigas - Dominio verdeblu al Coppi&Bartali

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Evidentemente ci ha preso gusto, Francesco Chicchi, e si sa che quando si prende un vizio è difficile toglierselo. Così, dopo l'ultima tappa della Tirreno-Adriatico, oggi il velocista viareggino è andato a prendersi un altro successo sul litorale adriatico, che evidentemente gli porta fortuna: se una decina di giorni fa era stato San Benedetto del Tronto a salutare il ritorno al successo dell'ex delfino di Petacchi, oggi è toccato a Riccione applaudire il regale sprint del portacolori della Liquigas, abile ad aspettare che la Lampre, desiderosa di far rialzare la testa a Danilo Napolitano dopo i passaggi a vuoto della Tirreno (tranne nella frazione conclusiva, quando arrivò secondo solo a - per l'appunto - Chicchi) e, soprattutto, della Milano-Sanremo, iniziata male (staccato già dai primi metri delle Mànie) e finita peggio (anzi, non finita proprio), si portasse in testa al plotone a menare le danze.
Così i fuggitivi di giornata (Camussa e Montaguti, col secondo - corridore forlivense - che si aggiudica anche la prima maglia dei Gpm) sono lasciati cuocere a bagno maria per 80 km e poi vengono ripresi a 2000 metri dall'arrivo, secondo un copione che - in particolar modo nelle tappe prive di asperità - si ripete con precisione certosina senza che mai nessuno riesca a sovvertire il beffardo, per i tapini davanti al gruppo, canovaccio.
Gli unici "lampi" di giornata vengono da una scivolata di Paride Grillo, al debutto stagionale dopo il pauroso incidente di Capodanno che gli è costato un'operazione al naso ed un drenaggio al ginocchio destro, dopo pochissimi chilometri (il velocista comasco s'è subito rialzato per rientrare in gruppo) e una caduta un po' più seria per il russo Arekeev, che arriverà al traguardo, solo e dolorante, con quasi otto minuti di distacco.
Altrimenti il focus è tutto sugli ultimi 2000 metri, con la Lampre di Bruseghin e Vila che riprende i battistrada e Chicchi che si piazza a ruota di Napolitano. Grillo è staccato, e Mauro Richeze prova ad anticipare tutti sulla destra, portandosi dietro il compagno Bongiorno. Gli argentini rimangono intruppati da un uomo Liquigas che stava retrocedendo dopo il lavoro per Chicchi, e sono costretti ad uno scarto che fa perdere loro il ritmo della pedalata ed i tempi dello sprint. Förster parte deciso sulla sinistra della sede stradale, Chicchi sulla destra. Napolitano e Gavazzi sono un po' più indecisi ed optano per la parte centrale, seppur tendente al lato del viareggino.
Chicchi vince nettamente e sul traguardo fa la "V" di Victory, o - se preferite - il "2" con le dita, come fosse un pallottoliere. Mattia Gavazzi e Napolitano si devono accontentare del podio. Di più, con un Chicchi così, è difficile ottenere.

Non contenta della vittoria del mattino che le ha portato in dote la maglia di leader, la leadership della classifica a punti e della Challenge Unicredit, la Liquigas è stata la più brava anche nella prova corale contro il tempo, un percorso di 11,8 km intorno a Misano Adriatico, tutto curve, rotonde e strappetti. Un percoso complicato per una cronosquadre, soprattutto perché si doveva sempre rilanciare la bici dopo ogni curva, altrimenti ogni svolta erano secondi lasciati in dote agli avversari.
La brevità - per fortuna - del tracciato non ha portato di certo sconquassi, visto che tra la prima (Liquigas) e l'ultima (Nippo-Endeka) ci sono "appena" 1'21" di distacco, e tutte le squadre, tranne appunto quella diretta da Simone Mori, sono riuscite a contenere il distacco entro il minuto. Minuto che sarà più che recuperabile, visto che le altimetrie delle tappe presentano erte vere come il Monte Casale e il Monte Trebbio (domani), il Barigazzo (giovedì) e - dopo il "break" di Finale Emilia (venerdì), con 182,4 tutti piatti che faranno contenti i velocisti, (questo) Chicchi in particolar modo - il Monte Evangelo e il Montegibbio dell'ultima frazione (sabato).
Nibali diventa il principale favorito, anche se 2" su un terzetto composto da Garzelli, Pierfelici e Samoilau (Acqua&Sapone) non saranno facili da tenere inalterati, anche se al proprio fianco ci sono corridori come Beltrán, Cataldo e Noè. A 3" la Tinkoff di Luca Mazzanti ed Evgeni Petrov, mentre l'Astana di Brajkovic e Gusev ha lasciato 8" al team diretto da Mario Chiesa.
Come dicevamo, i giochi sono più che aperti, visto che gli organizzatori hanno avuto l'illuminazione di non rovinare i giochi di classifica tramite una cronosquadre lunga, magari piazzata in mezzo a quattro tappe piatte ed una mossa. Anzi, viste le tappe sopra descritte, non ci sentiamo di escludere nessuno dalla vittoria finale (Evans è a 9", Biondo a 10", Sella a 13", Simoni ed Axelsson a 19", tanto per fare dei nomi), tranne forse quell'Eddy Ratti che era tornato a vincere in Croazia all'Istrian Spring Trophy e che si vede lontano 1'21" per via di una squadra non all'altezza del compito odierno.


Mario Casaldi

 

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