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Il valore di Garzelli - Liquigas: maglia (Nibali) e Basso

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E ormai, a mesi di distanza dalla grande delusione del mancato invito al Giro, Stefano Garzelli avrà metabolizzato la cosa, anche se ovviamente il vulnus resta. L'avrà metabolizzata, e se i primi piazzamenti stagionali erano ascrivibili alla grande voglia del varesino di spedire un virtuale schiaffo a Zomegnan, questi ultimi non sono figli che della qualità del vincitore del Giro 2000. Garzelli è forte, c'è poco da fare. E avrebbe fatto una grande figura, come al solito, alla corsa rosa, nella quale l'anno scorso vinse due tappe con due magnifiche fughe.
Purtroppo non si può continuare all'infinito a recriminare, però. E allora tirarsi su le maniche e pedalare, e pazienza se il Giro del Trentino non è lo scenario più prestigioso per esprimere le proprie qualità. Si tratta di una corsa comunque importante, e poi le vittorie sono vittorie, e Garzelli ne ha assommate due in questa edizione: con la sua velocità negli sprint ristretti, il portacolori della Acqua & Sapone sarà in effetti una mina vagante di quelle parecchie esplosive, nel calendario italiano da qui alla fine della stagione.
E poi nel 2009 si vedrà come muoversi. Nel frattempo vincere è l'unico linimento ai malesseri esistenziali. L'ultima tappa del Trentino, Lavarone-Peio Terme, con quell'arrivo posto al termine di una salita pedalabile, pareva veramente disegnata per le corde dell'ex compagno di squadra di Pantani: uno che va bene in salita (specie se non si va su pendenze impossibili) e che poi ha la sparata per piegare alla sua volontà gruppetti più o meno folti.
Tra l'altro l'uscita di scena, a due chilometri dal traguardo lungo la scalata finale, di Danilo Di Luca, staccatosi, ha facilitato abbastanza il compito a Garzelli. E così, al termine di una giornata in cui il protagonista assoluto era stato Leonardo Giordani (in fuga prima con Commesso e Blain, poi rimasto da solo, poi raggiunto da Bosisio, infine dal resto del gruppo lungo l'ascesa di Peio). Bettini, dirottato in Trentino dai suoi guai fisici, ha continuato anche oggi a cercare in tutti modi una gamba interessante in vista della Liegi di dopodomani, nella quale Paolino - malgrado tutto - partirà tra i favoriti: e a poco più di 50 km dalla fine è uscito dal gruppo in solitaria caccia del fuggitivo Giordani.
Ma il finale di gara, una volta ricompattatosi il gruppo, doveva ancora riservarci la storia strappalacrime del mese: Domenico Pozzovivo uscito dal plotone (o da quel che ne rimaneva) ai 2 km, ha assaporato il gusto della vittoria fino praticamente al traguardo. Scattato all'inseguimento di Masciarelli, il lucano è rimasto da solo nell'ultimo chilometro, ma il gruppo tirato in prima persona da Nibali (capoclassifica) si è riportato sotto e praticamente ha fatto a Pozzovivo lo scherzone di lanciare la volata un secondo prima del ricongiungimento: sicché il macilento ragazzo s'è visto inghiottire dagli inseguitori quando lo striscione dell'arrivo era davanti a lui, vicinissimo e pronto ad accoglierlo a braccia alzate: sarà per la prossima volta, magari - perché no? - proprio al Giro.
Vince Garzelli, dunque, davanti a Baliani e Sella (la CSF voleva proprio vincerla, questa tappa!), e poi a Soler (attesissimo protagonista alla corsa rosa), Ratti, Pozzovivo in rotta, Serpa e Simoni. In classifica Nibali conserva 15" proprio su Garzelli, e 31" sul Poz di Basilicata, e conquista la prima corsa a tappe della sua carriera. Trasporre il risultato di questi giorni al prossimo Giro (volere o nolere, sempre lì si va a parare) è esercizio quantomai artificioso, anche se il siciliano dello Stretto ha mostrato notevoli segni di maturazione.
La Liquigas gli dà fiducia, ma al contempo - notizia di ieri - ha messo sotto contratto Ivan Basso per il 2009: il vuoto lasciato da Di Luca sarà colmato da questo pezzo da 90, ma se nel frattempo Nibali esplodesse? Come si prospetterebbe la convivenza? Un problema gestionale per i verdi di Dal Lago, ma ammettiamo che sognavamo di dover commentare simili problemi, quindi viva il ritorno di Basso in una squadra tanto blasonata. E la riflessione è spontanea: la primavera è sempre la stagione della rinascita del ciclismo, poi arrivano Uci, Wada, Nas, Coni, frizzi lazzi e cazzivari a rovinarci la digestione. Quest'anno, veramente, con tutto il cuore: speriamo di no.


Marco Grassi

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