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Che muscoli, Schleck! - Frank batte Rebellin all'Emilia

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Per un attimo Frank avrà visto i classici sorci verdi, lì a 300 metri dal traguardo posto sul Santuario di San Luca, a Bologna, quando ha capito che Rebellin non si sarebbe staccato dalle proprie esili terga.
A Stoccarda era stato Bettini, prima dell'Eroica è stato un ritardo che gli ha fatto perdere l'aereo, poi a Peccioli, sul rettilineo finale della Coppa Sabatini, ci si era messo Giovanni Visconti a rovinargli la festa. E oggi un altro italiano, un altro azzurro di Stoccarda, era lì, a pochi centimetri dalla ruota posteriore del lussemburghese, pronto a strappare la vittoria al lungagnone della Csc.
Però oggi a Rebellin, per battere Frank Schleck, sarebbe servito il turbo, perché il già vincitore dell'Amstel Gold Race e della tappa dell'Alpe d'Huez al Tour de France (entrambi i successi arrivati nel 2006) aveva chiaramente una marcia in più.
Lo si è capito da subito che sarebbe stata dura contrastare la Csc, sin dalla fuga di Boggia e da quella di Rast. Strane, in effetti, le corse di fine stagione: ci sono i corridori che fanno di queste corse i loro obiettivi (come non potrebbe essere un obiettivo il Lombardia?), quelli che ripiegano su queste gare per salvare una stagione un po' storta, o per suggellare un'annata straordinaria; e poi ci sono quelli (perlopiù di fascia medio-bassa, ma non esclusivamente: vedi Di Luca) che, in ballo per le contrattazioni per l'anno (o gli anni) successivi, cercano di farsi vedere, di promuovere fughe, di dare segnali, di piazzare la stoccata giusta, di rendere in ogni caso onore alla corsa e merito a chi gli sta dando, e gli vorrà dare (magari) fiducia.
Sin dalla prima delle cinque (quattro più l'arrivo) ascese sul Colle di San Luca, prima col tentativo di allungo di Schröder ed Ermeti, poi col team di Bjarne Riis a menare le danze, si capisce che oggi si farà sul serio: Andy Schleck e Gustov scandiscono il ritmo, non forzandolo eccessivamente, ma quel tanto necessario a far accumulare le prime tossine a tanti avversari.
La corsa si accende sulla penultima ascesa, con un drappello di 11 uomini che si forma in testa alla corsa. Tra le tante presenze edificanti e prevedibili (Evans, Rebellin, Cunego, Frank Schleck, Kolobnev) ed alcune belle sorprese (Ermeti, che da pro' è andato finora più forte in pista, un Riccò un po' nascosto dopo il Giro d'Italia, Luca Mazzanti, nonostante il cambio di casacca per l'anno venturo, Sastre in versione gregario, così come Szmyd, e Horner, protagonista di un discreto finale di stagione), anche qualche assenza significativa: Bettini si ritira, Simoni, dopo aver lavorato per Riccò, si sfila, mentre Di Luca (così come tutta la Liquigas, con Bertagnolli compagno di sventura) non riesce a tenere il passo dei migliori. Ma già sabato l'abruzzese avrà l'occasione, al Giro di Lombardia, di gettarsi alle spalle questo finale di stagione maledetto (cosa che avverrà in ogni caso, visto che dopo il Lombardia la stagione finirà e si penserà al 2008).
Ermeti e Kolobnev già durante la penultima ascesa sembrano patire un po' le pendendze del San Luca, sopratutto quelle precedenti gli ultimi 1000, interminabili, metri. Così come Gesink, che si stacca e che riacciufferà i battistrada un attimo prima di essere ristaccato, definitivamente, proprio ai piedi dell'ultima ascesa.
Evans prova ad anticipare il lavoro della Csc prima dell'imbocco del San Luca, ma Sastre è attento (e forte) e non si fa sorprendere. Anche Szmyd si guadagna la pagnottona, chiudendo il buco creatosi dai due contendenti ai podi di Tour e Vuelta in favore di capitan Cunego.
Come già detto, ai piedi del San Luca si stacca subito Gesink, seguito poco dopo da Ermeti, Kolobnev e Szmyd, mentre Sastre, inesauribile, ci smentisce subito e si esaurisce dando una trenata da brividi in favore di Schleck. Evans non ci sta, prova ad allungare, ma stavolta è Rebellin, con Riccò alle calcagna, a fare buona guardia.
Chicane delle Orfanelle, sempre Evans in prima ruota, con Rebellin in seconda posizione. Riccò poco dietro sulla sinistra e Schleck poco dietro sulla destra; Cunego fa fatica a restare aggrappato, ed Horner, fin lì dietro al veronese, è costretto ad uno sforzo ulteriore quando Schleck decide che è ora di rompere gli indugi, indurire di due denti il rapporto (fino a quel momento macinato con un'agilità di armstronghiana memoria) e dare la stoccata decisiva.
Rebellin (come sbagliare?) è il solo a reggere la rasoiata del passista scalatore del Granducato, mentre Riccò prova, ma non riesce a seguire i due, e va anche un po' fuorigiri, visto che non è neanche in grado di accodarsi ad Horner, abile nel riordinare idee ed energie e procedere del proprio passo verso l'arrivo.
Schleck non si toglie mai dalla testa della corsa durante le ultime centinaia di metri, Rebellin è al limite, anche se prova a bluffare simulando addirittura un surplace nel momento in cui il San Luca lascia, dopo tanta apnea, respirare di nuovo i corridori.
Però Horner sta recuperando, e non è tempo di tatticismi. Schleck capisce che è meglio arrivare 2° piuttosto che 3° (Rebellin ed Horner sono più veloci, sulla carta, del lussemburghese), ed accelera. Accelera però talmente tanto che stacca Rebellin, che non riesce, stavolta, a tenere il passo dell'indiavolato capitano di Riis.
Schleck ha così il tempo di sistemarsi la casacchina per far leggere bene lo sponsor che lo paga, e poi esultare, mentre Rebellin ed Horner completano il podio e Riccò, Cunego ed Evans vanno a completare il quadro di un ordine d'arrivo assolutamente degno di una grande classica (qual è il Giro dell'Emilia) giunta alla sua 90esima edizione.
Giova sicuramente all'Emilia anche la nuova collocazione, più vicina al Lombardia, tanto da renderla il terreno ideale (certamente più della Parigi-Tours) per testare la propria condizione in vista della lotta sul Ghisallo e sul San Fermo e per tutti i km che porteranno il gruppo da Varese a Como.
Certo è che, visto lo Schleck di oggi, bisognerà inventarsi (e parliamo a Bettini, Rebellin, Di Luca e compagnia pedalante) qualcosa di cervellotico per batterlo. Qualcosa simile ad un'impresa, diciamo.

Mario Casaldi


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