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Ma che crono Cunego! - Tappa a Sánchez, Baschi a Cobo | Cicloweb

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Ma che crono Cunego! - Tappa a Sánchez, Baschi a Cobo

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Caro Damiano, finirà che dovremo chiederti scusa. E lo faremo con piacere, sia chiaro. Se quel che si è visto oggi a Oiartzun dovesse essere confermato nelle prossime cronometro, dovremo levarci il cappello e riconoscere che, tutto sommato, il lavoro svolto da Cunego per migliorare nelle prove contro il tempo aveva un senso. Ovviamente la condicio sine qua non per esplicitare la nostra autocritica sarà che questa operazione non sia a somma 0 (o addirittura negativa): ovvero, che quel che il veronese eventualmente guadagnerà nelle cronometro, non lo debba poi pagare con una minor brillantezza in salita.
Fatto sta che la tappa con cui si è chiuso il Giro dei Paesi Baschi ci ha riconsegnato un Cunego all'altezza dei più forti, addirittura meglio di Valverde (a cui spesso lo abbiamo riferito nei paragoni), e quarto assoluto, alle spalle di corridori che non dovranno provare a vincere il Giro d'Italia nei prossimi due mesi. Quindi bene, benissimo: il Piccolo Panettiere è ancora non magnifico sulla bici da crono, paga qualcosa all'estetica, ma sta migliorando nel rendimento. Bisogna dire che la prova basca non era strettamente per specialisti, presentando più saliscendi di una classica vallone. Però il risultato di Damiano fa davvero ben sperare, e se questa è la via che porterà a una effettiva limitazione del gap tra Cunego e quelli che fin qui l'hanno bastonato contro il tempo, siamo tutti più felici.
Però ci sarà modo per valutare tutto ciò con maggiore cognizione di causa. Per ora prendiamoci questo brillante quarto posto di giornata, che equivale anche a una risalita nella generale (anche qui fino al quarto posto: il che significa essere il primo degli italiani, avendo scavalcato Rebellin) e che soprattutto ci segnala che le Ardenne trovano un protagonista sospiratissimo. Tra Freccia (se la fa) e Liegi, Damiano proverà a migliorare i suoi best in queste grandi classiche. L'anno scorso fu terzo dietro a Valverde e Bettini, nella Doyenne. Quest'anno, se il ragazzo ha capito che vincere una Liegi metterebbe irrimediabilmente in attivo il suo bilancio stagionale, abbiamo un candidato sicuro per il successo. E poi promettiamo che non pretenderemo nient'altro, perché non si scherza, una Liegi vale una stagione (per alcuni anche una carriera, ma quelli bravi come Damiano non si devono accontentare).
E poi resta da dire di questo Paesi Baschi, che - per quanto riguarda l'edizione 2007 - si può benissimo identificare con un nome e un volto: quelli di Juan José Cobo Acebo, 26enne che fino a una settimana fa era niente più che uno dei tanti, e che invece questa corsa in Euskal ha consacrato come uno dei personaggi nuovi (e interessanti) del ciclismo spagnolo. Juanjo ha sfiorato un tremendo hat trick, con tre vittorie di tappa più la generale: ma la crono di Oiartzun l'ha solo sfiorata, dovendosi inchinare ai più esperti (o tagliati) Samuel Sánchez e Alberto Contador (questione di secondi, comunque); poco male, visto che in ogni caso fino alla vigilia di questa Vueltina il giovanotto non aveva mai vinto una corsa da professionista; ora si ritrova nel palmarés due tappe più una vittoria rotonda e lampante in un giro così difficile (malgrado la brevità). Ce n'è d'avanzo per brindare.
Anche perché non era proprio detto che il finale dovesse essere questo: in quanto Ángel Vicioso può ben dire di averla persa due volte, questa corsa; in principio, nella tappa di ieri, quando, pur partendo da un vantaggio nell'ordine del paio di minuti dai più forti, è andato nel pallone (essendo rimasto senza squadra) e si è fatto scavalcare per l'appunto da Cobo.
Il che non rappresentava ancora un dramma, visto che solo un minuscolo secondo favoriva il giovane Juanjo rispetto al più esperto Angelino. E tutti sapevano che quest'ultimo a cronometro era più forte. Ed ecco la base per la seconda sconfitta: già, perché contro il tempo Vicioso è andato meno del previsto, e lungo gli accidentatissimi 14 chilometri intorno a Oiartzun ha lasciato all'avversario altri 36", e con essi il successo finale. Poco male, per uno dei tanti coinvolti in OP è già tanto essere qui, in una squadra più che dignitosa (la Relax), a giocarsi fino alla fine gare Pro Tour (sberleffone a Gabbo, che ci sta sempre bene!), e a urlare il suo diritto ad esserci, ancora e sempre.





Ma se Cobo e Vicioso giocavano sul filo dei secondi la loro appassionante battaglia, c'erano altri personaggi di cui seguire le avventure; e detto di Cunego, bisogna fare i complimenti anche a Samuel Sánchez, che un anno fa ci rimise le penne, nella crono finale (era in testa, perse tutto all'ultima giornata), ma stavolta, aiutato dal tempaccio (Mister Lluvia Naranja, ve lo ricordate a Zurigo pochi mesi fa?) e dalle discese che lui pennella meglio di chiunque altro (tantopiù sul bagnato), ha annullato nella seconda metà di gara il distacco da Contador (che aveva dominato la prima), e ha portato a casa una vittoria che forse nemmeno lui si aspettava; e lui, Samuel, è un altro di quelli che sulle Ardenne scriveranno pagine importanti; e, ci sbilanciamo, è un corridore che sarebbe maturo per esporre qualche opera nella galleria dei Monumenti. Sta a lui confermare o smentire.
Contador, secondo di giornata, ha quasi rimesso in sesto un País Vasco che era stato - per un motivo o per l'altro - un po' deficitario, specialmente alla luce delle precedenti esibizioni di questo 2007. E sottolineata una volta di più la fantastica competitività di Davide Rebellin (ha 37 anni, e si presenta alle "sue" corse, a partire da domenica prossima, incarnando ancora una volta un ruolo da favorito; merita o no un'ovazione?), tocca passare a chi invece non è stato all'altezza delle attese in queste sei giornate spesso flagellate dalla pioggia, e sempre punteggiate da salite a non finire (ma è vero che in Euskal sono andate fuori produzione le livelle da muratori, visto che non si trova un centimetro in piano nemmeno a pagare?).
Il povero Gómez Marchante è non giudicabile, perché ieri è caduto mentre rischiava di rientrare in gioco per il successo finale, e oggi, pur acciaccato, non è andato nemmeno male; ci aspettavamo senz'altro di più da Cadel Evans, così come non avremmo creduto di trovare Schleck dietro a Cunego in una crono. Buon per il veronese.
Mal per Valverde, invece, che ha concluso senza lampi una settimana in cui non è stato né carne né pesce. Poi, siccome parliamo di uno che andò a prendersi un podio iridato dopo quasi 80 giorni di inattività (parliamo del 2005), le pinze e le molle sono d'obbligo: male Alejandro in questa Vuelta al País Vasco, ma il rischio di ritrovarcelo davanti a partire dalla Amstel di domenica prossima c'è tutto, quindi critichiamo giusto per non perdere l'abitudine alla sana polemica (insomma, almeno una di queste sei giornate poteva essere spesa per qualcosa di rilevante: parliamo pur sempre del vincitore dell'SMR 2006!), ma nella consapevolezza che questo Valverde nell'abito del vincente ci si ritrova ormai come un pisello nel suo baccello (per citare pure Stanlio e Ollio), e che gli tocca solo di decidere quando indossarlo, quell'abito: da lunedì in avanti, ogni corsa è quella buona.

Marco Grassi    

 

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