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In Euskal Cobo al Cubo - Juanjo rivince e riprende la maglia

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Prima di questo Pais Vasco, Juan José Cobo Acebo lo si conosceva poco. Adesso rischiamo l'indigestione. Ed il merito è tutto di questo ragazzo classe 1981 che la Saunier Duval ha giocato ottimamente come "libero", forte della presenza in gruppo di due corridori di assoluto spessore come Gómez Marchante e Gil Pérez. La Relax-GAM ieri ha dato più di un segno di cedimento, e oggi la tappa (e con lei l'occasione) era troppo ghiotta per gli uomini di Gianetti e Matxin per non provare a far saltare il banco; in mezzo c'era anche lo Jaizkibel, erta storica del Clásico di San Sebastián, quindi un trampolino ideale per un'imboscata a regola d'arte.
Il tempo è pessimo, tanti sono i corridori, anche di spessore (tra tutti: Di Luca e Kessler) che decidono di lasciare il passo e di ritrovare il gruppo alla partenza dell'Amstel Gold Race. Che le cose saranno serie comunque, però, lo si capisce sin da subito: i primi a muoversi sono Zaballa ed Egoi Martínez, compagni di squadra di Valverde (e Joaquín Rodríguez) e Contador; il secondo non particolarmente vicino in classifica, ma assolutamente in lizza per il successo di tappa. Al km 35, difatti, scatta proprio il recente vincitore della Parigi-Nizza, seguito dopo una trentina di km da Cobo Acebo, carta importante giocata da giallobianchi della Saunier. Con loro anche Vila e Caruso, compagni di quel Damiano Cunego che abbiamo visto pedalare molto meglio, rispetto alle precedenti apparizioni, sulle strade basche.

 

A questo punto la Relax è difronte ad un bivio: o lascia andare Cobo, che è vicinissimo in classifica, o si impegna a riprenderlo, facendo così il gioco della Saunier comunque, perché in quel caso partirebbe uno tra Gómez Marchante, vincitore uscente, e Koldo Gil. Il momento - come si suol dire - è catartico: la Relax sceglie (o si trova costretta a farlo) di lasciare campo a Cobo, che forse in vista della crono di domani è quello che preoccupa di meno Ángel Vicioso. Manca ancora tanto all'arrivo, e a 60 km dal traguardo di Oiartzun Samuel Sánchez, che nel gruppo di testa può contare su Landaluze ed Astarloza, rompe gli indugi e va tutto solo a riprendere i battistrada. Il capitano dell'Euskaltel a questo punto prova il tutto per tutto. Gli unici a seguirlo sono il bravissimo Cobo, il coriaceo Pérez Arrieta, portacolori della Caisse d'Epargne, ed ancora Astarloza, che potrà essere utilissimo alla causa "orange" nei tratti di falsopiano ed in discesa.
Dietro è la stessa Caisse d'Epargne a tirare, visto che Pérez Arrieta inizia a perdere contatto. Quando mancano 37 km all'arrivo si scollina sullo Jaizkibel: Cobo e Sánchez passano con circa 1'45" su Astarloza, Cunego, Pérez Arrieta e Schumacher. Le cose si mettono davvero male per Vicioso, che però è lì, non cede, anche perché altro non può fare, col solo Sevilla che gli rimane accanto, mentre Mancebo ha già ceduto il passo. Sánchez in salita ha evidentemente esagerato; voleva scavare un solco importante tra se e Vicioso, ed anche tra se e Marchante-Gil, e va fuori giri, forse si alimenta male; probabilmente, visto il tempaccio, non ha neanche voluto rischiare molto in discesa, perché le Ardenne sono vicine e la sua stagione non finirà domani.





Però il tempaccio c'era anche al momento dell'allungo, ed allora pensiamo più ad un mix tra disidratazione, assideramento e stanchezza. Fatto sta che Cobo Acebo allunga, dapprima di 15", poi, lungo la discesa, addirittura di 45"; mangiare 30" a Samuel Sánchez in discesa, anche se "cotto", non è assolutamente facile, e quindi il 26enne spagnolo dimostra anche una notevole tecnica di guida. Dietro intanto la temutissima coppia Gil e Marchante rompe gli indugi dopo un tentativo di Joaquín Rodríguez; Valverde sembra poter star loro dietro, ma poi si stacca, Cunego lo raggiunge, ma la coppia Saunier ormai è a un passo da Sánchez, sempre più in difficolta ad 1' da Cobo Acebo.
Ad un passo, dicevamo, ma forse sarebbe il caso di dire ad una curva, verso sinistra per la precisione: Gil scivola con la ruota posteriore, Marchante per non centrare in pieno il compagno deve farsi cadere, ma la coscia sinistra, sull'asfalto bagnato, gli gratta per un bel tratto, e gli si rompe anche la bici. Gil gli dà la sua in cambio della promessa di non venir scotennato nella stanza d'albergo, stanotte, ma non servirà; Gómez Marchante s'è fatto male e non va avanti, in compenso Gil Pérez si scatena alla caccia di Sánchez, ma gli arriverà soltanto vicino. Dietro Valverde e Cunego intanto vengono ripresi dal gruppo, regolato in volata da uno straordinario Rebellin. Vicioso paga un leggero buco tra se e chi lo precede, e per 1" perde la maglia di leader.
Domani la crono sarà assolutamente divertente; è breve (14 km) e quindi la vittoria finale se la giocheranno l'attuale leader Cobo Acebo (che l'anno scorso a fine País Vasco perse soltanto 36" da Gómez Marchante in una crono di 24 km) e l'ex leader Vicioso (che ad inizio anno ha colto un buon terzo posto nella crono ondulata della Vuelta a Murcia); è breve, dicevamo, ma è parecchio mossa. Non ci sarà praticamente un metro di pianura; tutte salitelle, salite, strappetti, discese, ci sarà continuamente bisogno di rilanciare la bici, e quindi l'essere "specialista" conterà molto poco. Serviranno gambe, servirà anche testa.
Sul primo fattore forse è in testa Cobo Acebo, anche se l'azione di oggi sarà stata dispendiosa (ma non tanto più del tentativo di difesa del portacolori della Relax), mentre il fattore "testa" è un'incognita per entrambi; il primo non s'è mai giocato una corsa così importante, il secondo è più abituato a traguardi presigiosi, ma bisognerà vedere quanto sono pesati questi due giorni passati a raschiare il fondo del barile.
In vista delle Ardenne, invece, segnali non molto positivi da Evans, che ha chiuso con più di 2' dal gruppo di Rebellin, mentre tutti gli altri - iniziando da Sánchez, passando per Gil e Cunego, toccando Schumacher e Schleck (che sono però caduti) e finendo con un Valverde che pare pedalare un po' meglio ogni giorno che passa - sono sui loro livelli abituali. Come dicevamo qualche giorno fa, il rischio effettivo di mandare fuori giri le gambe c'è; la corsa è dura, è stata disegnata con un profilo altimetrico importante ed oggi anche il tempo, assolutamente inclemente, ci ha messo il cosidetto "carico da undici".
Tempo otto giorni per vedere se avranno ragione coloro che han partecipato a questa corsa e l'han finita, se avrà ragione chi, come Di Luca, ha partecipato "finché si poteva", oppure chi, come Boogerd, non è proprio passato dalla Spagna.

Mario Casaldi    

 

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