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Il pagellone della Vuelta 2005 - Ecco i nostri promossi e bocciati

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Alessandro Petacchi - 10
Che bellezza che Petacchi sia dei "nostri", che bellezza potercelo giocare al Mondiale, che bellezza poter gioire per un corridore che onora la Vuelta dal primo all'ultimo giorno, vincento cinque tappe, quasi sei, riscuotendo l'ammirazione di tutti gli appassionati non solo italiani, inseguendo con forsennata volontà la conquista della classifica a punti e centrando l'obiettivo con una tappa - l'ultima - perfetta. Ha dato un senso alla Vuelta dell'Italia, e ha dimostrato di meritare l'iride più di tanti altri colleghi.

Roberto Heras - 8.5
La Vuelta non si vince quattro volte per caso: ormai conosce la corsa di casa come le sue tasche, sa come e quando muoversi, e sa fronteggiare molto bene i vari imprevisti che gli si parano davanti (in quest'occasione sotto forma di 15 punti di sutura sul ginocchio sinistro ferito in una caduta). Il primo arrivo in salita, ad Aramón Valdelinares, l'ha visto subito vincitore. Poi si è un po' eclissato, lasciando credere a un certo punto che Menchov fosse inattaccabile. La Liberty Seguros l'ha rimesso in sella all'ultimo giro buono, e lì è stato bravo lui a metterci le gambe e la solita esperienza; l'ultima settimana l'ha passata in carrozza.

Denis Menchov - 7.5
A due terzi di Vuelta sembrava quasi inattaccabile, poi è venuta la giornata di pioggia e lacrime di Valgrande. In ogni caso ha dimostrato di poter diventare anche atleta da grandi giri, ma dovrà fare un salto di qualità: in Spagna dopo due settimane era in fase calante, e buon per lui che nella terza non ci fossero troppi sfracelli altimetrici. La chiusura in ribasso è confermata anche dal fatto che gli sia sfuggita l'ultima crono, in cui ha fatto peggio di Plaza, Heras e Sastre. Comunque torna a casa con due successi di tappa, un secondo posto nella generale, nuova convinzione per il futuro e il non trascurabile elemento di essere stato l'unico ad aver internazionalizzato la lotta per il successo finale, che altrimenti sarebbe stata una questione tra spagnoli: il bilancio è più che attivo.

Carlos Sastre - 7
Nella seconda settimana è stato tra i più convinti ad attaccare, dopo un leggero passo falso ad Andorra che l'aveva spinto giù dal podio. Ai Lagos de Covadonga si è riappropriato del terzo posto e non l'ha lasciato più, provando anzi a più riprese a scalare altre posizioni. In generale, anche lui vien fuori dalla Vuelta rinfrancato nella convinzione di poter lottare nei grandi giri per le posizioni di vertice. Deve sbrigarsi, però, perché ha già 30 anni.

Francisco Mancebo - 8
Il voto è in parte per la sua Vuelta, condita da un bel successo di tappa ad Andorra, da un quarto posto finale e da tanti attacchi (tanti per lui che in genere si vede poco muoversi all'arma bianca): un cagnaccio che non molla mai, che se anche patisce un cambio di ritmo non sbraca ma ritorna sotto tenace, passetto dopo passetto. E in parte, il voto, è per aver doppiato in maniera brillante Tour e Vuelta: due grandi giri conclusi al quarto posto. Se anche gli altri avessero seguito il suo percorso, giocando fino in fondo in Francia, questa Vuelta sarebbe stata sua.

Carlos García Quesada - 7.5
Quinto come l'anno scorso, e non è un risultato da sottovalutare. Soprattutto se consideriamo che costruisce le sue fortune in montagna, visto che contro il tempo proprio non va: in totale nelle tre cronometro ha pagato 3'29" a Heras, 4'37" a Menchov, 3'51" a Sastre e 3'28" a Mancebo. Ragionando per assurdo di una ipotetica Vuelta senza crono, García avrebbe chiuso al secondo posto a 4'37" da Heras (con Sastre terzo a 5'16", Menchov quarto a 5'44" e Mancebo quinto a 5'57"). Oltre a tutto ciò, mette sul piatto una vittoria di tappa ottenuta con grande tenacia, nell'ultima reale possibilità che ha avuto di andare all'attacco in salita. Non avendo ancora raggiunto la piena maturità (ha 27 anni) migliorerà comunque nei prossimi anni.

David Plaza - 7
Come il compagno García Quesada ha una vittoria di tappa, che non fa mai male; in meno ha una posizione in classifica (e non è poco). Al contrario di Carlos ha faticato in salita, volando invece a cronometro. Ha dalla sua il tempo: a 25 anni ci si può accontentare di quanto fatto vedere.

Michele Scarponi - 8
Non sorprenda questo voto elevato, al livello (se non meglio) degli uomini di alta classifica. È vero che chiude "solo" dodicesimo. Ma lo fa da gregario di lusso di Heras, che gli deve un pezzo di Vuelta. Sempre in prima linea a tirare, sempre pronto a sacrificarsi. Come sarebbe stata la sua corsa se avesse gareggiato per sé? Lo scopriremo nei prossimi anni.

Oscar Sevilla - 6.5
Per lui che, dopo lo straordinario secondo posto del 2001, sembrava un corridore ormai perduto, è già una bella notizia l'esser tornato a buoni livelli. Ha pagato parecchio a cronometro, ma in salita ha saputo stare quasi sempre al fianco dei migliori, almeno fino a che la lotta non si faceva troppo aspra. La sua carriera non è più stata quella promessa, ma forse può ancora concluderla degnamente.

Tom Danielson - 6
Senza infamia e senza troppe lodi: con regolarità si è inerpicato fino all'ottavo posto della generale, il che può essere una base di partenza per future migliori prove nei grandi giri. Se è questo il suo percorso, è nella squadra giusta (la Discovery Channel).

Mauricio Ardila - 7
Non è andato oltre un onesto nono posto, che rappresenta pur sempre la sua miglior prestazione di sempre in un grande giro. Ma il miglior gregario di Savoldelli sul Colle delle Finestre (pur essendo in un'altra squadra...) merita tutto il nostro apprezzamento e incoraggiamento per l'incredibile vaccata del Santuario de la Bien Aparecida: quel suo esultare a 100 metri dall'arrivo sotto un altro striscione (con Samuel Sánchez che andava a vincere al vero traguardo) sta ancora facendo ridere il gruppo, e - sotto i baffi - anche noi davanti a un computer. Coraggio Mauricio, ti rifarai!

Paolo Bettini - 7
Partito in sordina, è andato via via in crescendo di condizione, fino a esplodere a Valladolid, quando in una volata su un rettilineo in leggera salita si è tenuto dietro uno straordinario Petacchi. Tutto bene, tutto secondo i piani (che prevedevano una sua uscita dalla Vuelta in gran forma), peccato solo per il suo poco onorevole ritiro a quattro giorni dalla fine..

Thor Hushovd - 6.5
Ha conquistato un successo di tappa, evento non così frequente, e ha rilanciato le sue ambizioni in chiave Mondiale. Ma è uscito troppo presto dalla tenzone per poter essere studiato più a fondo.

Joaquín Rodríguez - 7
La sua Vuelta si chiama "Classifica Gpm". Ha tenuto testa ai tanti scalatori del gruppo, e ha vinto la maglia rossa (coi pois neri). Per farlo, si è dovuto svenare in una decina di fughe a lunga gittata, nelle quali si inseriva per andare a prendersi i primi traguardi in salita di giornata. Una faticaccia, ripagata comunque dal successo finale: il voto è alla costanza.

Eladio Jiménez - 6.5
Il principale rivale di Joaquín per la classifica Gpm. Non ha centrato l'obiettivo, ma si consola ampiamente con un bel successo di tappa.

Heinrich Haussler - 7
Il ragazzino fa luccicare gli occhi ai tanti appassionati tedeschi, che si vedono investiti da una nuova fresca ondata di giovani che presto saranno pronti a prendere il testimone dai "vecchi" Ullrich e Zabel (considerando andata a remengo la generazione di mezzo, quella dei Klöden e dei Kessler). Lui, come già quest'anno Fothen, Gerdemann, Ciolek, dimostra che il movimento di Germania è in salute. Vince una tappa con il piglio del veterano, ed è spesso presente su tanti traguardi volanti. Vispo, vispissimo.

Leonardo Bertagnolli - 6.5
A livelli di eccellenza la sua prima settimana, con tanto di inatteso successo di tappa a Córdoba. Poi un lento digradare, e infine il ritiro dopo diversi giorni di anonimato.

Gilberto Simoni - 5
Veramente la controfigura del Simoni più o meno ammirato al Giro. Nei primi giorni sembrava in condizione discreta, ma poi la realtà della corsa l'ha brutalmente estromesso sin dal primo traguardo in quota, dove si è subito dimostrato non all'altezza dei migliori. Poi è andato sempre peggio, chiudendo sempre più lontano dai primi, a parte nella tappa di Lagos de Covadonga, unica occasione in cui ha duellato con Heras e gli altri, chiudendo terzo di giornata. Vuelta trascurabile, la sua.

Manolo Saiz - 7.5
La Liberty Seguros è il faro della Vuelta. Ma il voto è principalmente per il magistrale attacco del giorno di Puerto de Pajares, con cui lui e i suoi ragazzi hanno fatto saltare il banco.

Vicente Belda - 7
La sua Comunidad Valenciana piazza due uomini nei primi 6, conquista tre tappe e la classifica a squadre. Cosa volere di più dalla vita?

Max Van Heeswijk - 6.5
Nelle giornate degli sprinter fa brillare anche il suo nome. Un avversario in più per Petacchi in vista del Mondiale di Madrid.

Roberto Laiseka - 6.5
Uno dei veterani del gruppo, si porta a casa un sudato successo di tappa e la certezza di non essere ancora pronto per la pensione. Gli manca come sempre la continuità.

Samuel Sánchez - 7
Vince una tappa come il suo compagno Laiseka, e in più è autore di una discreta prestazione generale, che gli frutta un undicesimo posto in classifica: mai così in alto in un grande giro.

Erik Zabel - 5.5
Non calchiamo la mano perché non è facile avere a che fare con un mostro come Petacchi e mantenere la voglia di andare fino in fondo e di fare anche i pubblici complimenti al rivale, ogni volta che si viene battuti. Ma il fatto che non riesca più a mettere la sua ruota davanti al gruppo non è troppo positivo.

Leonardo Piepoli - 4
Mai visto, mai in una fuga, mai incisivo. Una Vuelta da comparsa, e pure di seconda schiera.

Unipublic - 4
Stavolta hanno disegnato una Vuelta quasi ridicola. È vero che negli ultimi anni avevano largheggiato con le salite, forse pure troppo; ma ciò non toglie che potevano evitare di immolare a un'ipotetica preparazione per il Mondiale madrileno l'intera terza settimana, evitando frazioni campali negli ultimi sette giorni e lasciando languire malamente l'interesse intorno a una corsa già di suo non troppo coinvolgente (quanto poco pubblico sulle strade!). Tantopiù che, dopo due settimane, molti dei protagonisti possibili per la rassegna iridata se ne erano già tornati a casa.

Marco Grassi    

 

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