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Heras, difesa senza sforzi - Tappa a Quesada, Petacchi gioca

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Un altro giorno di Vuelta è passato, un altro passo è stato compiuto da Heras verso la sua quarta vittoria nella corsa spagnola.
E un altro corridore di casa ha trovato la sua consacrazione: si tratta di Carlos García Quesada, che nel giorno del doppio Puerto de Navacerrada ha ottenuto il successo più prestigioso della sua carriera, portando a casa una tappa della Vuelta. Carlos, fratello di Adolfo anch'egli professionista nella Comunidad Valenciana, sta venendo fuori bene. L'anno scorso si impose all'attenzione generale (dopo una serie di belle prestazioni condite da qualche vittoria in corse minori) chiudendo al quinto posto proprio la Vuelta.
Una posizione di classifica che evidentemente gli compete, visto che anche quest'anno, finora, è quinto; quinto e difficilmente attaccabile dal sesto (Sevilla è lontanissimo), quindi al limite potrebbe migliorare, da qui a Madrid. Anche se nella crono di sabato dovrebbe pagare qualcosa a Mancebo, che lo precede di 31" e che presumibilmente gli resterà davanti.
Quinto o non quinto, García Quesada il suo giorno di gloria l'ha vissuto, andando all'attacco sul Puerto de la Morcuera, salita non durissima e posta abbastanza lontano dall'arrivo (vetta a 72 chilometri), ma utile per provare a scompaginare le carte. Purtroppo per Carlos, insieme a lui s'è mosso anche Mancebo, rendendo più difficile la sua scalata in classifica.
La lotta naturalmente era tutta riservata alle posizioni di rincalzo, visto che Heras, come ci si poteva aspettare, si è limitato a controllare Sastre e, con un occhio, Menchov, lasciando spazio agli altri. Tanto, se scattava Mancebo, lo stesso Sastre avrebbe lavorato per inseguirlo e per non perdere il terzo posto in classifica. Puntualmente è andata così, Mancebo davanti e Sastre con Menchov dietro a tirare il gruppo dei migliori. Per Heras il massimo col minimo sforzo. Questo succede quando i percorsi non sono adatti alle idee di chi vuole attaccare.
Perché, dopo tutto, la tappa oggi non è stata male (e quindi il rammarico ci resta, di pensare a come poteva essere con un tracciato più intrigante di un Gpm difficile ma non impossibile a 22 chilometri dalla conclusione). Abbiamo visto all'opera Mancebo e García, il quarto e il quinto della generale; è vero che hanno avuto via libera proprio perché lontani, in termini di minuti. Ma i grossi calibri si sono mossi, e non stiamo certo qui a lamentarcene.
Coi due, ce n'erano un'altra ventina dopo la Morcuera. Tra questi, Santos González, altro nome da zone alte della graduatoria, e soprattutto (per noi) Gilberto Simoni, che dopo la bella prestazione sui Lagos di Covadonga, ha provato oggi la fuga da lontano (il trentino è partito addirittura nei primi chilometri, anticipando anche la prima delle due scalate a Navacerrada, scalata che peraltro l'ha visto transitare per primo in vetta).
Purtroppo tanta precocia da parte di Simoni non si è tramutata in un'azione realmente efficace nel momento decisivo della giornata: infatti, sulla seconda salita al Puerto de Navacerrada, Gibo si è squagliato al sole, e alla fine ha chiuso solo in 48esima posizione, a 9'25" dal vincitore. Gli stimoli sono quelli che sono, e la lontananza in classifica non mette certo le ali ai piedi al capitano della Lampre, che se non può lottare per le primissime posizioni di giornata, si lascia andare. Pazienza, questa Vuelta è andata così.
Al contrario, uno che invece ci crede ogni giorno di più è Petacchi. I suoi colleghi velocisti si sono quasi tutti ritirati, ma lui se ne fa un baffo e continua a inseguire ogni possibile traguardo. Ieri si è arreso solo a Bettini su un arrivo poco adatto allo spezzino (che miglioramenti, Ale!), oggi ha sprintato su due traguardi intermedi, per raccogliere qualche punto e continuare la corsa nella relativa classifica: con 8 punti presi ne ha rosicchiato uno a Heras, che è per il momento primo anche qui.
In mancanza di grossi motivi di interesse per la classifica reale (lo scalatore di Bejar è in una botte di ferro), possiamo attaccarci a questa da qui a domenica. Tantopiù che c'è un nostro beniamino coinvolto nella lotta: Heras ha 145 punti, Petacchi ne ha 132 e Menchov 126, gli altri sono tutti più indietro. Ogni tappa mette in palio 25 punti per il vincitore, è presumibile che un paio di frazioni possano essere alla portata dello spezzino, che così potrebbe mettere le mani su un bel bottino, e vanificare la difesa di Heras che si dispiegherà domani e nella crono di sabato.
Un obiettivo certo secondario, se paragonato ai successi parziali già conquistati in questa Vuelta e soprattutto alla meta massima di domenica 25, il Mondiale. Ma il fatto che Petacchi sia lì a perseguirlo con convinzione è significativo di quanta fame abbia il nostro Alessandro Dinamite: sta bene, ha voglia di fare, e le gambe per fortuna lo accompagnano nelle sue evoluzioni. Occorre dire che incrociamo tutti le dita nella speranza di ritrovare fra dieci giorni il Peta tale e quale a come lo vediamo ora?

Marco Grassi    

 

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