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È il tempo di Menchov - Cronometro e maglia oro al russo

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La Vuelta prende quota, come è giusto che sia dopo più di una settimana di gara. Denis Menchov ribatte con forza all'assolo di Heras di giovedì, e riconquista la maglia oro, già stata sua fuggevolmente dopo la prima crono.
Il bello di certe cose è che bisogna essere in due a farle. Un testa a testa sportivo funziona solo se al protagonista annunciato si aggiunge un antagonista quotato. E forse Menchov può effettivamente vestire questi panni. Per il piglio con cui ha rispettato il pronostico nella crono di oggi, il russo ha confermato una maturità che potrebbe tenerlo in piedi sulle salite, dove Heras (è lui l'altro uomo) è decisamente favorito. Ad Aramón Valdelinares il capitano della Rabobank ha mollato solo alla fine, dopo aver resistito per tutta la salita al forcing della Liberty Seguros e poi dello stesso Heras.
Ma quella era la prima salita, che in un grande giro è sempre più influente, in genere. Da domani potrà perdere Menchov, ma magari un po' meno, in proporzione. In ogni caso Heras è vicinissimo, e sarà facile che riconquisti subito la testa della classifica. Menchov giocherà in difesa, o di rimessa, ed è presumibile che la presenza, nel gioco, di Sastre e Mancebo faccia più bene al russo che non al tricampione della Vuelta.
Heras è vicino, ma poteva esserlo di più, se non avesse commesso una grave ingenuità, accorciando il percorso grazie al taglio di molte curve (i corridori dovevano restare sul lato sinistro della strada, delimitato da birilli, ma alcuni non l'hanno fatto): fatto che gli costa 10" di penalizzazione, sanzione inflitta anche ad altri 14 atleti (ma con grado diverso, a seconda della reiterazione dei tagli: Mancebo ha pagato solo 2", per esempio).
47" tra Menchov ed Heras: quanti giorni serviranno allo spagnolo per recuperare (a patto che il russo non incappi in qualche crisi, ovviamente)? Dietro ai due, come accennato, Sastre e Mancebo. Meglio quest'ultimo, nella crono, anche se di poco. Notevoli, comunque, i miglioramenti di Paco contro il tempo, rispetto a qualche anno fa. Miglioratissimo anche Sastre, come avevamo notato sin dal prologo (gli esercizi a cui Riis sottopone i suoi ragazzi danno grandi risultati - vedi Basso), anche se - Menchov a parte - la prestazione migliore è quella di Rubén Plaza, non a caso campione nazionale a cronometro.
Con la sua bella prova di oggi Plaza si avvicina in classifica (ora è nei 10), ma sarà presumibilmente respinto dalle salite (non vorremmo trovarci di fronte a un nuovo Santi Pérez, per piacere). La Comunidad Valenciana continua a puntare su Blanco (maluccio oggi: solo sedicesimo a 2'24") e Carlos García Quesada (un po' meglio, ha pagato 2'02" a Menchov), bravi Danielson e Santos González, ma la lotta di vertice sembrerebbe limitata ai primi quattro della classifica.
Capitolo italiani: Simoni si è chiaramente risparmiato, perché è impensabile che possa perdere 4'47" da un cronoman bravo ma non imbattibile come Menchov. Il trentino, con nostro sommo dispiacere, ha deciso di lasciare stare la classifica e di puntare a un successo di tappa: si sarà segnato sul calendario la giornata di domani, pensando di approfittare delle tossine che i più forti del gruppo si porteranno dietro da oggi. Lo aspettiamo all'opera.
Bravissimo anche Scarponi, che, dopo Peron (11esimo), è stato il migliore dei nostri pur non essendo uno specialista. Il suo tredicesimo posto odierno lo fa risalire fino al nono nella generale, ma è un piazzamento di frustrazione, in prospettiva: il marchigiano continuerà a non poter lavorare per sé, ma dovrà dare tutto per Heras, anche se allo stato attuale delle cose è la seconda punta in casa Liberty Seguros, e se dovesse capitare qualcosa al suo capitano, sarebbe chiamato a condurre la baracca.
Il panorama azzurro, per quanto riguarda le zone nobili della classifica, si chiude così. Altre nazioni non stanno meglio, anche se per ora la presenza spagnola nella generale non è (ancora?) preponderante come un anno fa. In testa c'è un russo, poi nei primi 30 ci sono due americani (Danielson quinto e Vandevelde 15esimo), un danese (Piil dodicesimo, ma saluterà già domani la compagnia) e un colombiano (Ardila, 25esimo). E tre italiani: perché oltre a Scarponi e Simoni (che è retrocesso fino alla ventesima posizione) c'è anche Bertagnolli, ma proprio ai margini (è 29esimo). Margini da cui non si muove Aitor González, autore di una crono dimenticabile (31esimo a 3'41") ma che gli ha fatto guadagnare quattro posizioni; ora è 30esimo, ma gli 8'58" che lo separano dalla maglia oro lo rendono totalmente inoffensivo. È stato sfortunato, ha avuto problemi fisici in seguito a una caduta qualche giorno fa, e deve salutare i sogni di riscatto che covava alla vigilia.

Marco Grassi    

 

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