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Vinokourov non è finito - Ottimo Botero, ma Lance controlla

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Tutto è rimandato ai Pirenei. Il Galibier posto a 40 km dal traguardo ha bagnato le polveri a tutti i possibili attaccanti della maglia gialla di Armstrong. L'unico uomo di classifica a tentare un mezzo allungo è stato Rasmussen, il secondo della generale, che a un km dalla vetta se ne è andato solo soletto, ma probabilmente voleva solo i punti del Gpm per mettere al sicuro la sua maglia a pois della classifica del miglior scalatore.
Basso è stato sempre ben coperto, e se sulla Madeleine non sembrava quello dei giorni migliori, poi ha trovato il suo ritmo e ha chiuso bene, senza gli affanni di ieri. Certo, è stato aiutato in ciò dal ritmo regolare dell'ultima scalata, ma piace il fatto che ragioni ancora in termini di possibile attacco a Lance: "Il Galibier era troppo lontano per tentare un'azione decisa nel finale. E prima non mi facevano partire, perché sono troppo vicino in classifica". Bravo, la mentalità è giusta. E dopo tutto non è fondamentale guadagnare 10 inutili secondi per volta: se si indovina la giornata (buona per sé e magra per il marziano), può bastare un unico attacco ben assestato. Sì, ci vuole fortuna, ma per battere Armstrong serve tutto, anche quella.
Ullrich si è guardato bene dall'azzardare alcunché, trovando molto più raccomandabile star tranquillo. Anche lui è andato (come al solito) sensibilmente meglio rispetto alla prima tappa montanara. Ieri male, oggi ha tenuto, se conferma il trend, tra tre anni potrà attaccare Armstrong (oddio che tremenda e tonitruante allitterazione).
La coppia spagnola del momento (Valverde e Mancebo), ha rinviato anch'essa ogni discorso impegnativo al fine settimana pirenaico, anche se a onor del vero il Mancio ha attaccato sulla Madeleine, rendendosi conto che non lo avrebbero mai lasciato libero. A Valverde, invece, deve aver fatto schifo la possibilità di prendersi l'abbuono di 8" per il terzo posto all'arrivo, visto che non ha nemmeno accennato la volata. Come mai? Possibile che fosse così stanco?
Moreau, invece, lui sì che di suddetto bonus ha fatto una ragione di vita! 8" con cui ha tolto a Basso il terzo posto in graduatoria, questo significa che per un altro paio di giorni sarà il re di Francia, con quel podio virtuale che forse nemmeno sognava di poter conservare all'uscita dalle Alpi. Moreau è niente più che un discreto corridore, oltretutto in là con gli anni, ma nulla vieta ai cugini di aggrapparsi a lui per sognare un improbabile ritorno in giallo a 17 anni da Fignon.
Armstrong, per dirla tutta, ci ha messo anche del suo per ridurre le velleità offensive degli avversari: sul Galibier ha messo sei dei suoi a fare l'andatura (tra gli altri un ottimo Savoldelli), e il ritmo imposto al gruppo ha sconsigliato attacchi avventati alla maglia gialla. Un film già visto. Se non fosse per Alexandre Vinokourov. Il kazako, essendo praticamente uscito ieri dalla classifica, aveva urgenza di rientrarci, e allora è scattato ben deciso sul primo colle di giornata, la Madeleine, poco dopo il km 30 di gara. Con lui e con Martínez de Esteban e Arrieta si sono trovati in quella precoce fuga altri trombati di lusso di martedì (Heras, Botero), interessanti comprimari (Pereiro, Horner, Caucchioli, Sevilla), e un uomo di classifica come Mancebo. Vista la presenza di quest'ultimo, il gruppo dietro non poteva lasciar troppo spazio. Quindi lo spagnolo si è sfilato, lasciando andare gli altri. Forse immaginava di poter fare un altro attacco più avanti, o che potesse provarci Valverde, trovando così qualche fuggitivo che fungesse da appoggio e desse qualche cambio qua e là. Ma tutto ciò non è avvenuto.
Alla Madeleine sono sopravvissuti Vino, Botero, Pereiro e Martínez, con un paio di minuti sul gruppo. Sul successivo Télégraphe il kazako è rimasto con Botero e Pereiro (con 3'20" sul gruppo), poi li ha staccati entrambi sul Galibier per vedersi poi ripiombare addosso nella discesa finale il colombiano. Stessa cosa accadeva tra il gruppo dei migliori e i vari Klöden, Guerini, Zubeldia, Rogers, Kashechkin.
Il margine dei battistrada sul plotone era di garanzia, e anzi Santiago ha dato una bella mano ad Alex, esprimendo trenate che hanno contribuito non poco a tener lontani i lupi in caccia. Quindi i due sono andati all'arrivo a giocarsi il successo di tappa. Ha vinto Vinokourov, ma anche Botero è contento per essere risalito dall'11esimo al sesto posto in classifica. Vino è 12esimo (da 16esimo), e siccome è un matto ha promesso che attaccherà ancora. Aspetterà i Pirenei, o si muoverà già domani, nella vallonata Briançon-Digne les Bains?
Per il resto, in classifica non cambia quasi niente. Niente scossoni come ieri, se non vogliamo considerare tali quella manciata di spagnoli rotolati lontanissimi (Pereiro è arrivato a 7'32" da Vino, così come Horner; Contador a 10'27", Heras e Sevilla a 17'02", Mayo a 22'35"). Meglio i nostri, quasi quasi: Mazzoleni si prende un meritato quinto posto di tappa, e in quel gruppo, oltre a Basso, ci sono anche Savoldelli e Guerini (purtroppo al servizio delle potenze nemiche) e Piepoli, che continua a fare corsa autarchica e chissà che anche lui, a quasi 34 anni e dopo 10 di professionismo, sui Pirenei non regali il canto del cigno di una carriera più che dignitosa.

Marco Grassi



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