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Vuelta al País Vasco 2015

Un geroglifico scintillante, emblema di una corsa che parla una lingua dura e antica, articolatissima, spigolosa, forse anacronistica per i grandi e graduali spazi del ciclismo "moderno". L'architettura intricata, splendente nella sua totale ricopertura in titanio, incurvata, neofuturistica, del Guggenheim Museum di Bilbao, nave tra i flutti del Rio Nervión, è insomma un ottimo emblema della corsa che partirà nel piazzale antistante. Corsa dalle mille svolte, innumerabili saliscendi, intricatissima, insinuata tra le corte e strette valli basche, è un cavallo bizzoso difficile da cavalcare, da controllare, da prevedere. Nemmeno docile ai ritmi degli scalatori da Tour, assai più compassati rispetto alla dodecafonica tachicardia di queste altimetrie fatte di strappi brevi, e recuperi altrettanto microscopici, inusuali. La prima tappa ripiega su se stessa più volte, tre giri di diversa ampiezza ritornanti su Bilbao, il primo si inoltra nella trama complessa di queste valli boscose, proponendo tre dislivelli significativi distribuiti nei primi 90 chilometri di tappa. Fin qui salite e discese, sebbene tortuose, senza strappi importanti. Ritornando verso Bilbao di affrontano due Gpm, terza e seconda categoria, separati da una discesa veloce e lineare, l'Alto de Morga, pendenza intorno al 6-7% senza scosse, e la prima delle due ascese all'Alto del Vivero, seconda categoria, più velenoso, un chilometro, il secondo dei quattro, al 9% medio. Poi la strada si tuffa in una fitta boscaglia e scende su un meno duro 7%. Il passaggio nel cuore di Bilbao allunga invero il percorso di 15 chilometri, sostanzialmente pianeggianti, fra le due scalate al Vivero, diluendo un finale di tappa già intricato. Il secondo passaggio sul Gpm dell'Alto del Vivero propone un diverso versante, assai più irregolare del già non facilissimo precedente. Una salita poco amichevole per il passista, che alterna passaggi intorno al 15% fin da subito a brevi pianetti, gli strappi più duri al primo chilometro in vista delle case di Ergoien, e negli ultimi 500 metri dei complessivi 4 chilometri di salita. Dalla cima, 13 chilometri all'arrivo dei quali 7 di larga e regolare discesa, a lanciare un arrivo rettilineo e pianeggiante nel cuore di Bilbao. Questa prima tappa sembra chiamare immediatamente allo scoperto i protagonisti della corsa, o perlomeno corridori da classiche in grande forma. Molto più difficile limitare i danni sull'Alto del Vivero per le ruote veloci.

2a tappa: Bilbao - Vitoria-Gasteiz
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Mar, 07/04/2015
175.4 km
Partenza: 
Bilbao ore 12.45
Arrivo: 
Vitoria-Gasteiz ore 17-17.30
2a tappa: Bilbao - Vitoria-Gasteiz
Sprint intermedi: 
Treviño km 121.7, Imiruri km 150.4, Treviño km 157.7
Gpm: 
Alto de Orduña (900 m-1a cat.) km 49, Alto de Salinas de Añana (735 m-3a cat.) km 75, Alto de San Martin de Zar (730 m-3a cat.) km 113.4, Alto de Zaldiarán (810 m-3a cat.) km 130.4, Alto de Vitoria (758 m-3a cat.) km 146.1, Alto de Zaldiarán (810 m-3a cat.) km 166.4

Qui siamo nel pieno solco della tradizione di questa corsa. Guai, a non averne rispetto. A Vitoria, importante città situata sulle ultime propaggini settentrionali dell'altopiano centrale iberico, dunque eccentrica rispetto al dedalo di valli basche prospicienti l'Oceano, viene notoriamente disegnato l'arrivo meno ostico per le ruote veloci. Anche lo scenario abbandona le asprezze, le ombrosità valligiane, per approdare ad una delle più moderne città della regione, adagiata in una aperta e solare conca. In verità, questa volta si affrontano di botto i levigati contrafforti dell'altopiano, affacciati solennemente su Orduña, attaccando un valico non dei più scontati, l'omonimo Alto de Orduña, teatro anni or sono di una stentata difesa di Merckx dagli attacchi di Luis Ocaña. Si tratta di un prima categoria la cui pendenza media (7.6% in 8 chilometri, ma nel calcolo è compreso un ultimo chilometro quasi piatto) nasconde alcuni difficili passaggi nel tratto finale, aggrappato ad un panoramico versante roccioso. Per essere utilizzato come trampolino per una fuga con speranze d'arrivare, necessita dunque di corridori con buone doti da scalatori. I restanti, non pochi, 126 chilometri, sono punteggiati da altri 5 Gpm di gusto assai meno gotico di quelli pacificamente caratterizzanti la corsa. Non vi si trovano mai difficoltà notevoli e tutti si assestano intorno a poco più di 200 metri di regolare dislivello. Da alte velocità, richiedono ottime doti da passisti ed anche ottima compagnia per resistere al ritorno del gruppo. Dopo un primo passaggio a lambire le periferie di Vitoria, si compie un giro, anche questo ormai appartenente alla tradizione della corsa, sulle alture d'intorno, a risalire i compassati Altos di Vitoria e Zaldiarán. La cima di quest'ultimo, ormai conosciuto a tutto il gruppo, 6 delicati chilometri al 4-5%, si trova a 9 chilometri dal traguardo, tutta leggera e pressoché rettilinea discesa fino all'ultimo. Da notare tuttavia che, in un percorso sostanzialmente indurito nelle 4 tappe decisive, tutte con arrivi nei pressi di pendenze ardue, anche la tappa tradizionalmente più morbida non ha subìto semplificazioni. Con una prima tappa già tutt'altro che prevedibile, pare una edizione in salsa piccante.

3a tappa: Vitoria-Gasteiz - Zumarraga
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Mer, 08/04/2015
170.7 km
Partenza: 
Vitoria-Gasteiz ore 12.55
Arrivo: 
Zumarraga ore 17-17.30
3a tappa: Vitoria-Gasteiz - Zumarraga
Sprint intermedi: 
Ezkio km 136, Legazpi km 148.7, Ezkio km 164.9
Gpm: 
Alto de Azazeta (887 m-2a cat.) km 16, Alto de Iturrieta (990 m-1a cat.) km 38, Alto de Urbasa (915 m-1a cat.) km 62.3, Alto de Urkillaga (515 m-2a cat.) km 107.7, Alto de Gabiria (430 m-3a cat.) km 130.9, Alto de la Antigua (505 m-2a cat.) km 139.9, Alto de Atagoiti (515 m-3a cat.) km 152.7, Alto de la Antigua (505 m-2a cat.) km 167.7

Con la terza tappa ci si rituffa nel tormentato cuore della provincia basca. Otto Gpm tra i più variegati, non tutti impegnativi, ma sostanzialmente irregolari, vengono toccati dal percorso, gli ultimi 4 nei 40 chilometri finali. Accostamenti stridenti nella scelta dei piatti del giorno. Ampia carreggiata e regolarissima ascesa la prima, stretta e continuamente cangiante la seconda, più facile la terza, caratterizzata da un altopiano in cima che allontana la discesa, cosa rarissima per gli angusti crinali della zona. Azazeta, Iturrieta, Urbasa, questi gli arcani toponimi. Qui, chilometro 80, inizia un tratto di carattere forse interlocutorio della tappa, fino all'ingresso nel circuito finale da ripetere due volte, al chilometro 125. Manco a dirlo, anche qui un tormento è stato introdotto a spezzare la linearità discendente, ancorché tortuosissima, del fondovalle. Del tutto gratuita poi, questa salita, 3 chilometri secchi, devianti dalla strada di fondovalle e lì ritornanti pochi chilometri più a valle, quarto breve e duro Gpm di giornata, Alto de Urkillaga, 3 chilometri. Il finale è indubbiamente connotato dalla doppia scalata alla Ermita de la Antigua, una impressionante rampa di un chilometro al 20% a raggiungere il romanico santuario dominante Zumarraga. Una pugnalata, breve, improvvisa, a tradimento, da aggredire senza indugio nelle primissime posizioni del gruppo, vista l'ulteriore miniaturizzazione della carreggiata, ristretta anche per gli angusti canoni della zona. Il resto del circuito, dopo un primo passaggio sotto il traguardo, è su pendenze del tutto diverse, dolci, sinuose ma nemmeno insidiose le brevi discese. Insomma, un granello di pepe piccantissimo incastonato a 3 chilometri dall'arrivo, 24 di distanza tra il primo ed il secondo passaggio, distanza tuttavia non delle più invitanti all'attacco sul primo passaggio. Quattro tornanti su strada più larga in discesa, una strettissima curva discendente ai 500 metri dal traguardo, fra le vie del borgo, dunque spazio risicato per sorpassi allo sprint. Tappa che può diventare un autentico rompicapo in caso di mosse a sorpresa di uomini di classifica, un potenziale spauracchio per squadre poco flessibili nelle loro strategie di corsa. Tappa che potrebbe tuttavia risolversi in un lampo finale qualora interessassero più i secondi dei minuti.

4a tappa: Zumarraga - Arrate (Eibar)
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Giov, 09/04/2015
162.2 km
Partenza: 
Zumarraga ore 13.05
Arrivo: 
Arrate (Eibar) ore 17-17.30
4a tappa: Zumarraga - Arrate (Eibar)
Sprint intermedi: 
Poligono de Etxebarria km 107.7, Markina-Xemein km 135, Elgoibar km 149.2
Gpm: 
Alto de Asentzio (555 m-2a cat.) km 36.7, Alto Karabieta (565 m-2a cat.) km 64.8, Alto de Ixua (555 m-1a cat.) km 98, Alto Gontzagaigana (565 m-3a cat.) km 118.4, Alto de Santa Eufemia (340 m-3a cat.) km 130.5, Pinares (360 m-2a cat.) km 142.6, Alto de Uzartza (580 m-1a cat.) km 160

Anche i 162 chilometri di questa quarta tappa tuffano il gruppo nel mezzo di un tourbillon di valichi, vallette, salite di varia pendenza, discese di ogni tipologia e larghezza della carreggiata. Il percorso si fa labirinto, più volte i corridori ripercorrono gli stessi fondovalle in giri differenti, affrontando salite differenti. Eibar, Elgoibar, Markina città che vengono attraversate due volte in direzioni differenti. Sensazioni da ottovolante. Sette Gpm, uno in meno rispetto alla terza tappa, ma in questa frazione sono tutte salite con dislivello medio maggiore, in cinque casi si superano i 400 metri di dislivello, l'ultimo dei sette inoltre è in sostanza l'arrivo di tappa. Rispetto al giorno prima, siamo su un registro più vicino alla categoria "tappa di montagna", ovviamente declinata in linguaggio basco. Non si tratta dunque di salite da GT, tuttavia rispetto alle côte della terza ffrazione si passa a salite di impegno più lungo. Asentzio, Karabieta e Izua nei primi 100 chilometri già si prestano ad azioni importanti, sia in fuga che nello sfoltire sensibilmente il gruppo. In particolare, situazione già proposta l'anno passato, l'arcigno Alto de Izua, una teoria di stilettate poco oltre il 10% lungo tutti i 4 chilometri dell'ascesa, rappresenta niente altro che la stessa salita finale decurtata di poche centinaia di metri. Negli ultimi chilometri della tappa infatti si prenderà il bivio sulla destra per attaccare gli ultimi, più morbidi, e infine discendenti, due chilometri che conducono al fascinoso e selvaggio Santuario di Arrate. Da questo primo passaggio, già potenzialmente selettivo, rimangono 64 chilometri al traguardo e altri 4 Gpm senza pressoché soluzione di continuità. Le pendenze di questo ampio giro si fanno meno minacciose, tuttavia la tortuosità delle strade, la frequenza delle discese e la scarsità di tratti pianeggianti potrebbero rendere al gruppo non semplice il controllo del vantaggio delle fughe. La prima parte del giro ripercorre le non mostruose strade della cronometro finale dello scorso anno vinta da Tony Martin. Un penultimo Gpm di seconda categoria, denominato Pinares, riporta praticamente ai piedi dell'arrivo, senza scossoni a livello di pendenze ma con ulteriori 300 metri di dislivello nelle gambe. L'arrivo del Santuario di Arrate, lungo il già citato e duro Alto di Izua-Uzartza, ben noto, ha la particolarità di apparire in un lampo all'uscita dal bosco dietro una serie di semicurve in sensibile discesa. Può insomma essere sensibilmente anticipato nello sprint. Ben noto tuttavia a quasi tutto il gruppo. Tappa che dà la sensazione di poter essere maggiormente adatta agli scalatori di razza, se interpretata all'attacco, rispetto alla precedente e alla successiva, le quali invece potrebbero decidersi sulle pendenze durissime di brevi tratti, a favore di scattisti o cacciatori di classiche.

5a tappa: Eibar - Aia
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Ven, 10/04/2015
155.5 km
Partenza: 
Eibar ore 13.15
Arrivo: 
Aia ore 17-17.25
5a tappa: Eibar - Aia
Sprint intermedi: 
Asteasu km 106.4, Andatza km 134, Altxerri km 147
Gpm: 
Alto de Kalbario (233 m-3a cat.) km 17.3, Alto de Itziar (225 m-3a cat.) km 31.7, Alto de Garate (282 m-2a cat.) km 50, Alto de Urraki (670 m-1a cat.) km 79.7, Alto de Alkiza (320 m-2a cat.) km 101.2, Alto de Aia (325 m-2a cat.) km 137.2, Alto de Aiai (320 m-2a cat.) km 151.3, Aia (325 m-2a cat.) km 155.4

La penultima tappa prende inizialmente la via del mare. Il percorso, dopo un tratto di fondovalle, al km 17 va a cercare un profetico Alto, per nulla sanguinario quanto prometterebbe il toponimo, per portare la tappa sulle ventilate costiere oceaniche. Kalbario, il nome, un monito. Si prosegue a tratti lungo la costa frastagliata fino all'apparire del roccioso promontorio del Ratón de Getaria, dove si riprende la via dell'interno attraverso il breve Alto de Garate, tre chilometri piuttosto regolari classificati come seconda categoria forse per un brevissimo passaggio al 10% all'uscita dell'ultimo tornante a sinistra. Al chilometro 70, attraversamento della cittadina di Azpeitia, si incomincia a fare sul serio. L'Alto de Urraki propone 600 metri di dislivello inerpicandosi su buona strada per un pendio erboso, duro nei primi due chilometri e gradualmente spianante verso la cima. Segue, senza tregua nella litania di questa quinta tappa, l'Alto de Alkiza, un taglio fra i monti all'intersezione di due valli, ad omaggiare il campione locale Abraham Olano la cui città natale, Ahinoa, è proprio ai piedi dello strappo. L'austera pieve romanica di Alkiza, al culmine della salita, rimanda per similitudine a quella dominante l'arrivo di Aia. Al suo poderoso fianco di pietra grigia transiterà il gruppo ben tre volte. Una prima, provenendo dal più classico e regolare versante sud, teatro di una più civile cronoscalata anni or sono. Una seconda dal versante nord, questo inserito nel percorso della cronometro conclusiva, trascolorante verso il difficile, con i suoi primi due irregolari, velenosi chilometri alternanti rampe oltre il 15% a brevi pianetti. Infine una terza, l'arrivo di due tappe consecutive, con un mostruoso 28% nel finale, asperrima. Un tratturo asfaltato, che risale alla pieve di Aia, incombente sulla stradina fin da metà salita. Per una via che pare non esserci, se non arrampicando i muri delle vecchie case del paese. Non inedito, anzi già percorso più volte qualche anno fa, ma mai eletto a sipario finale sulla corsa da questo crudele versante. In tutto lo strappo misura 1 chilometro e 800 metri per 240 metri di dislivello. Subito dopo una curva secca, all'inizio, seguita da un tornantino, che farà sostanzialmente perdere tutto l'abbrivio della discesa, si susseguono due rettilinei fra verdissimi pascoli già vicini al 20% e, in alcuni punti, oltre. Questa prima apnea s'interrompe dopo circa un chilometro nell’attraversamento di un gruppo di umili case, già in vista di Aia. Lì, davanti, si para il muro finale, con andamento iperbolico: inizia graduale, la cima si perde fra le case. Una soglia, minacciosa, quasi prefigurante agonie, sormontata da un duro crocifisso nero, segna la fine del muro. L'arrivo è poco più di 100 metri più avanti, dopo un breve tratto lastricato e una curva a destra ai 50 metri. Questi arrivi molto spesso impauriscono e bloccano anche le tappe meglio disegnate. Sono tuttavia arrivi che premierebbero oltremisura chi ha più gamba, nel caso si riuscisse ad indurire la corsa in maniera decisa ed impavida. Altrimenti, giungendovi con gamba "piena", gli scalatori in forma dovranno cedere il passo all'esplosività degli specialisti delle pendenze estreme.

Come da tradizione, una tappa a cronometro individuale, l'ultimo giorno. Come da tradizione, del tutto atipica. E infine, si poteva forse uscire dal solco? E dunque la crono ricalca esattamente il finale della tappa precedente. Appuntamento unico nella stagione, la singolarissima cronometro della Vuelta al País Vasco non propone pianura. Alterna rasoiate in apnea su salite infide a tratti in difficile discesa, tutte da guidare. Lo sforzo in realtà è limitato a due ascese di dislivello minore, gli ultimi due versanti dell'Alto de Aia affrontati il giorno prima, il duro e il durissimo. Sono tuttavia in entrambi i casi meno di 300 metri di dislivello, dunque due sforzi ravvicinati e sostanzialmente esplosivi, da poco più di 10 minuti l'uno, separati da una serpeggiante, tecnica discesa. Breve, comunque, ma non velocissima, 9 curve e due tornanti concentrati in meno di due chilometri. Lo sforzo quindi sarà caratterizzato da questi 3-4 minuti di recupero, fra i due strappi da circa 10, che favoriranno i corridori con questa dote fondamentale nel ciclismo (il recupero, appunto). La prima parte, 9 chilometri dei complessivi 18, è tutta in discesa su strada assai ombreggiata e con molte curve, che perciò potrebbe risultare umida o bagnata a causa dei frequenti rovesci che si abbattono su queste oceaniche rive. C'è insomma sufficiente spazio affinché una spregiudicata guida della bici da crono consenta di fare una buona differenza in partenza. Si tratta, nella sua atipicità, di una crono di interpretazione assai diversa rispetto a quella dei due precedenti anni. Innanzitutto c'è in abbrivio questa lunga e selettiva discesa, gli sforzi sono concentrati nel finale, ma soprattutto vanno razionalizzati con estrema sensibilità. C'è una botta pesante da subire proprio alla fine quando normalmente in una crono si raschia il fondo del barile, ma dove normalmente il più è già fatto. In quegli ultimi 500 metri tra il 25 e il 28% potrebbero ballare molti secondi, in caso di imballata. La quale, in fondo ad una crono, è anche assai facile. Un autentico rebus da risolvere. È da capire dove è possibile guadagnare di più. Un colpo di genio al cospetto di questa affascinante sfinge potrebbe anche ribaltare rapporti di forza consolidati.

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